Sii tu, Signore, il mio desiderio continuo – Mt 6, 24-34

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

GLI AFFANNI DELL’UOMO

(Mt 6, 24-34)

“Non affannatevi per il domani” (Mt 6, 34)

Ma chi crede a queste parole? Io ancora non ci credo.

  1. Schierarsi col Cristo

La prima cosa che ha detto Gesù è questa: O con me o contro di me! Con chi stiamo noi?

Quando ci siamo battezzati abbiamo fatto la scelta del Cristo.

Abbiamo scelto il Cristo, o stiamo ancora con i compromessi?

Dice san Paolo con un altro paragone: chi sceglie la luce, non sta nelle tenebre. Se abbiamo scelto il Cristo non stiamo nelle tenebre; ma se stiamo nelle tenebre non stiamo nella luce. O la luce o le tenebre, perché come viene la luce scappano le tenebre, come vengono le tenebre scappa la luce.

Questo è il Cristo. Chi non ha capito la scelta non ha capito il Cristo. Il nostro Dio è un Dio geloso, e voi donne capite bene la gelosia cos’è. Non volete che vostro marito vada a finire nelle mani di un’altra donna. È vero o no? O siete allegre e felici quando se ne va con un’altra donna?

  1. “Non affannatevi di quello che mangerete” (Mt 6, 25)

Giustamente noi ci poniamo un altro problema, che Cristo però ha già risolto. Diciamo: Signore, tu stai bene in paradiso, noi invece stiamo sulla terra. Siamo preoccupati del mangiare, del vestire, del bere, dell’occupazione, di un mestiere per guadagnare e vivere la vita. Tu te ne vieni con queste belle parole, ma noi qui se non rubiamo a destra e a sinistra non tiriamo avanti!

Gesù ci risponde con queste parole: Guardate i campi, l’erba, i fiori. Seminano? No. Lavorano? No. Tengono qualche industria per fare i vestiti? No. Eppure io vi dico che nemmeno Salomone con tutta la sua gloria e i suoi soldi vestiva come uno di loro. Perché? Perché il Padre vostro che è nei cieli veste queste creature. E se il Padre vostro che è nei cieli veste i gigli del campo, l’erba dei campi, questi alberi, questi fiori, perché non deve vestire anche voi che siete suoi figli? Forse che quelli sono figli e voi non siete figli?

Sì, ma noi come facciamo a mangiare?

Guardate gli uccelli, dice Gesù. Seminano? No. Mietono? No. Raccolgono e mettono nei granai il grano che devono mangiare durante l’invernata? No. Eppure il Padre vostro che è nei cieli li nutre ogni giorno. Avete mai visto morire un uccello di fame? Mai. Ucciso dall’uomo, sparato dall’uomo sì, ma morto di fame mai.

Dice Gesù: ma scusatemi un poco, perché questo Padre deve vestire i gigli, deve dare da mangiare agli uccelli e non deve vestire voi e dare da mangiare a voi? Qual è la ragione? Non c’è.

Non avete fede! “Cercate prima il regno di Dio (quindi vivete in grazia di Dio, osservate i dieci comandamenti, fate il bene a tutti, non fate il male a nessuno) e la sua giustizia (dare a Dio quello che è di Dio e agli uomini quello che è degli uomini) e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 33).

Le avrete, ma senza preoccuparvi. Il posto l’avrete, il mangiare l’avrete, la salute l’avrete. Avrete tutto, avrete moglie, marito e figli, avrete il primo e il secondo piatto, il terzo, il contorno, la frutta, il vino. Avrete tutto, non vi mancherà mai niente.

Noi viviamo così? Diciamoci la verità: non viviamo così!

  1. La ricetta della felicità

Gesù voleva che noi, suoi figli, fossimo felici, per cui ci ha dato la ricetta della felicità: “Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Mt 6, 34).

Ogni uomo sulla terra tiene la sua croce, una, ed è quella di oggi.

A ciascun giorno basta la sua pena, quindi ognuno di noi tiene la sua pena. Volete o non volete, io e voi abbiamo la nostra pena.

Gesù ha detto: chi vuole venire dietro di me prenda la sua croce, la sua pena, il suo dolore di ogni giorno e mi segua.

  • Il passato

L’uomo vorrebbe che la vita che ha vissuto nel passato, a 20 anni, a 30, a 40, a 50 anni non l’avesse vissuta così come l’ha vissuta.

Vi porto un esempio: io mi sono sposato e ho preso questa moglie; vorrei non aver sposato questa moglie! Ditemelo voi, si può fare questo? No.

Porto un altro esempio: vorrei non aver scelto il mestiere di contadino, avrei voluto essere avvocato. Ma ora sei contadino, non sei avvocato, è inutile che ti lambicchi il cervello, che ti rodi la mente.

Ah, se avessi saputo avrei fatto il sacerdote come P. Chimienti!

Ora che cosa sei, padre di famiglia? E fai il padre di famiglia.

Quante croci si mette sulle spalle questo uomo? Si mette due croci: una è quella di oggi, che gli ha mandato il Cristo e non gliela toglie, l’altra se la prende lui, perché sta pensando al passato.

Se stai pensando al passato, il passato diventa croce. Ma quella croce te la prendi tu, non te l’ha data il Cristo, perché l’acqua passata non macina più, se n’è andata a mare.

Quegli anni della vostra vita ormai sono stati vissuti. Abbiamo sbagliato, ma il Cristo è venuto con la sua misericordia e ci ha perdonati. È inutile adesso stare a pensare: Perché ho fatto quella sciocchezza? Perché mi sono fatto sacerdote, non potevo essere padre di famiglia? Perché mi sono fatto padre di famiglia? Perché sono contadino? Perché sono maestro? Perché sono avvocato? Perché ho avuto quattro figli, non erano meglio due? E perché ho avuto due figli, non erano meglio quattro?

Acqua passata non macina più! Chi pensa al passato si prende la seconda croce, perché la croce di oggi, più la croce di ieri diventano due croci. E sono più pesanti.

  1. Il futuro

Noi uomini siamo preoccupati del futuro. Quando avrò ottant’anni, che cosa mi succederà? Adesso i figli stanno crescendo, e quando li avrò cresciuti e si saranno sposati mi guarderanno in faccia, o mi cacceranno di casa? E se questi soldi che tengo me li vengono a rubare? E se si incendia la casa?

Il futuro sta nelle vostre mani? No, e allora è inutile preoccuparsi. Il futuro è nelle mani di Dio.

Tre giorni fa il dottore che è morto ieri poteva pensare che, andando a gioire col suo collega per il matrimonio conseguito, mettendosi in macchina sarebbe morto? Diciamoci la verità: che ne sappiamo quando morremo?

Dove sta scritto che devo vivere 80 anni e che i miei figli mi devono tenere a casa loro? Non posso morire adesso uscendo dalla chiesa? Chi vi dice che morrete col cancro o con l’infarto? Il futuro è nelle mani di Dio. Lasciamo fare a Dio quello che è di Dio e lasciamo fare agli uomini quello che è degli uomini.

Non affannatevi del domani. Non vi preoccupate!

  • Il presente

Di che cosa ci dobbiamo preoccupare? Del presente. Perché dice Gesù: è inutile che vi preoccupate del futuro, perché il domani avrà la sua pena, avrà la sua croce.

Altrimenti che cosa succede? La croce di oggi ce l’ho, la croce di ieri me la prendo io e me la metto addosso, la croce di domani, che non esiste, me la creo con la mia fantasia e fanno tre. Cinque più cinque, dieci, più cinque, quindici! Siete capaci di portare quindici chili al giorno?

Poi ve la prendete con Gesù Cristo: è assai! Assai! Assai!

La croce di ieri ce l’hai? E quella di domani ce l’hai? Sì. Te le sei prese tu. Non sono le croci che ti ha dato Gesù, il Cristo ti ha dato solo la croce di oggi.

Gesù, poiché queste cose le sapeva, ci ha detto: a ciascun giorno basta il suo affanno.

CONCLUSIONE

Vi do la ricetta della felicità: prendete soltanto la croce di oggi e sarete lieti, felici come lo sono io che non ho nessuna croce. è così leggera la mia croce. La vostra è pesante!

Voi dite: ma a voi non fa male la gamba? Adesso cammino e basta, quando si bloccherà mi fermerò. Ma chi mi dice che domani non camminerò? Chi mi dice che domani perderò la vista? Chi mi dice che domani sarò in un letto e farò tutto nel letto? Chi me lo dice? Nessuno.

Adesso posso fare tutte queste cose? Sì. Grazie, Signore! Basta ad ogni giorno la sua pena. Non affannatevi per il domani, perché il domani avrà, se il Signore ci dà vita, le sue pene, ma non quelle di oggi.

Prendete la croce di ogni giorno, baciatela, offritela al Signore e portatela allegramente, perché è leggera; ma guardatevi bene dal prendere la croce di ieri e di domani, perché unite a quella di oggi diventano pesantissime e non si è capaci di portarle.

2 Risposte a “Sii tu, Signore, il mio desiderio continuo – Mt 6, 24-34”

  1. Meravigliosa la ricetta della felicità……. gli ingredienti principali sono :riconoscenza e ringraziamento, fiducia e abbandono…… E’ proprio vero : se vivessi con lo sguardo e il cuore ❤ fisso in Dio, la mia vita sarebbe un continuo canto di lode. Grazie Signore. Grazie Padre mio

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