Tu mi ami ancora… – Gv 21, 15

Gv 21, 15-19 – Lo Spirito santo vi insegnerà e vi farà ricordare ogni cosa 10-6-11

Gv 21, 15-19 – Chi ama la Vergine, ubbidisce a Gesù

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 26.4.2004

conseguenza e fondamento dell’ubbidienza

 

Pasci le mie pecorelle” (Gv 21, 15)

 

  1. L’amore è radice e frutto

Gesù vuole l’ubbidienza da Pietro: doveva pascere gli agnelli e le pecore; ma a fondamento di questa ubbidienza ha messo l’amore: “Mi ami tu?” (Gv 21, 15).

Presupposto e fondamento dell’ubbidienza è l’amore. Fondamento della fede è l’amore. Io amo e credo, io amo e ubbidisco, io amo e servo. Tutte le cose partono dall’amore. Però è altresì vero che l’amore è anche frutto della fede, frutto dell’ubbidienza. Io ubbidisco e amo. Dimostro il mio amore con l’ubbidienza.

Quindi, o prima amate e poi ubbidite, o prima ubbidite e poi amate.

Chi osserva i miei comandamenti, ha detto Gesù, mi ama (cfr. Gv 14, 15). Effetto dell’osservanza dei comandamenti è l’amore; ma è anche vero che effetto dell’amore è l’osservanza dei comandamenti. “Mi ami tu?”. “Pasci i miei agnelli!”. Dunque l’amore alcune volte sta in partenza: è radice, fondamento; altre volte è frutto. Hanno ragione perciò sia quelli che dicono: prima ami, poi ubbidisci; sia quelli che dicono: prima ubbidisci, poi ami. Osserva i comandamenti e dimostri di amare.

  1. Due specie di ubbidienza

Una ubbidienza si chiama servile. Sarebbe l’ubbidienza fatta senza l’adesione della propria intelligenza e della propria volontà, che sono le due parti più nobili dell’anima nostra. È l’ubbidienza da caserma. Il soldato deve ubbidire al suo superiore, altrimenti c’è la punizione o la perdita del posto. Obbedisce sì, ma solo per le otto ore di lavoro; poi se ne va, si mette in borghese e la sua ubbidienza è finita. Non è questa l’ubbidienza di cui parlo.

L’altra ubbidienza è quella filiale: il mio Dio mi è padre, non superiore, e io sono figlio. Ubbidisco perché gli sono figlio, perché lo amo, sono riconoscente.

  1. Tutto nella vita cristiana e di consacrazione parte dall’amore, finisce nell’amore, deve essere fatto nell’amore

Tutto parte dall’amore: chi ama ubbidisce, crede, è umile, prega.

Tutto finisce nell’amore: ogni virtù fa crescere il cristiano e il consacrato nell’amore. Chi ubbidisce ama.

Tutto deve essere fatto nell’amore: chi ubbidisce sempre vive nell’amore.

Se tutto parte e tutto finisce nell’amore, dovete vivere nell’amore. Non vi chiedo altro.

conclusione

Oggi chiediamo al Signore nella preghiera, nella S. Messa due virtù: la fede e l’amore.

Con la fede vediamo il Cristo risorto in noi, negli altri e nella nostra vita; con l’amore mettiamo il fondamento ad ogni virtù nella vita cristiana, perché se non c’è l’amore non c’è vita cristiana, né vita di consacrazione.

Su questo fate l’esame di coscienza: se c’è o non c’è l’amore; però quella è la strada. Da soli non si riesce a fare niente: “Senza di me non potete fare nulla”, soprattutto perché sono virtù di ordine soprannaturale e teologale; tutto viene da Dio. Queste virtù Dio ce le ha date col Battesimo e le fa crescere per mezzo del sacramento della Penitenza e dell’Eucaristia. Oggi, celebrando la S. Messa e facendo la comunione, possiamo chiedere l’aumento della fede e l’aumento dell’amore.

Una risposta a “Tu mi ami ancora… – Gv 21, 15”

  1. Omelia illuminata dallo Spirito Santo ed enunciata con limpidezza. Grazie Padre Francesco

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