Aiutami Signore ad amarti – At 22, 3-16 – Mc 16, 15 – Conversione di San Paolo

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At 22, 3-16 Conversione di S. Paolo

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca, 24.08.1978

IL CATECHISTA è ANNUNZIATORE E TESTIMONE DI CRISTO

(Mc 16, 15)

  1. Il catechista è un annunziatore

Chi è l’apostolo? È colui che va e annunzia. Chi annunzia? Gesù, il Figlio di Dio. E se non gli credono, l’apostolo risponde: Vieni e vedi!

Chi è la catechista? È colei che annunzia. Chi deve annunziare? San Paolo dice: Il vostro annunzio non sia una dottrina, ma una persona, il Cristo e il Cristo crocifisso.

Quindi devi annunziare Gesù, che è figlio di Maria, ma è anche il Figlio di Dio, è vero uomo e vero Dio.

L’annunzio della catechista non è una dottrina, ma è un uomo che ha incarnato una dottrina.

La vita cristiana non è un atto, ma è una vita. Noi non dobbiamo insegnare degli atti di vita cristiana, ma dobbiamo insegnare la vita cristiana, che non s’insegna se non presentandone il modello, che è Gesù. Egli infatti ha detto: Io sono la via, la verità e la vita. Chi crede in me avrà la vita.

Dobbiamo dire stamattina: Signore, io voglio la vita! Per avere la vita dobbiamo credere in Gesù, ma la fede si riceve attraverso l’annunzio.

Ogni cristiano è annunziatore, profeta, perché lo è diventato nel battesimo, quando il sacerdote ha fatto un segno di croce sulle orecchie e sulla bocca e ha detto: apriti per ascoltare, apriti ad annunziare la parola di Dio.

Non si può essere cristiani, se non si è annunziatori. Tutti i cristiani sono apostoli, non soltanto determinate persone.

Non si può avere dentro Cristo, che tormenta ed è la gioia della propria vita, senza che lo si annunzi. Se in me c’è un Cristo morto che non mi dice niente, io non andrò mai ad annunziarlo agli altri, ma se Cristo è la vita della mia vita, se, come diceva Paolo, il mio vivere è Cristo, io non posso non andare dagli altri per annunziarlo.

  1. Il catechista è un testimone

Andrea, che aveva visto Gesù, che gli era stato indicato da Giovanni Battista con le parole: “Ecco l’Agnello di Dio!”, con Giovanni seguì Gesù e, quando Gesù, voltandosi li guardò e disse: Chi cercate?, essi risposero: Rabbi, dove abiti? E Gesù: Venite e vedrete! (Cfr. Gv 1, 36-39).

Filippo, quando vide Natanaele gli disse: Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto nella Legge Mosè e i profeti, cioè Gesù di Nazaret, il figlio di Giuseppe. Natanaele disse: Ma è possibile? Sì, vieni e vedi! Filippo dà a Natanaele la stessa risposta che aveva dato Gesù.

Prima dobbiamo annunziare il Cristo e, dopo che lo abbiamo annunziato, dobbiamo dire: vieni a fare la prova!

Il testimone, cioè l’apostolo, deve testimoniare ciò che annunzia. Questa è la ragione per cui Gesù non ha detto: Andate e leggete, andate e studiate, così diventerete cristiani; ma ha detto: Andate e predicate, perché la predicazione deve essere il riflesso di una vita interiore, deve essere la testimonianza della vita interiore.

Non si può mai scindere la dottrina dalla vita. Di Gesù è detto: prima fece e poi insegnò; di voi deve essere detto: prima fece e poi insegnò. Tutto ciò che insegnate deve essere vissuto in prima persona, perché se non è vissuto in prima persona, ciò che insegnate è cancellato.

Vale più la vita, che è la traduzione di un messaggio, anziché il messaggio stesso. Difatti Gesù, quando mandò gli apostoli, unì le due cose e disse: Andate, annunziate il mio vangelo, ma siate miei testimoni! Guai a chi scinde le due cose! Non si può dire: Fate come io dico, ma non fate come io faccio. No, no! Noi comunichiamo una vita, così come i nostri genitori ci hanno comunicato una vita, con i loro pregi e purtroppo con i loro difetti. Quando noi daremo agli altri la vita cristiana, daremo anche i nostri pregi e i nostri difetti.

Modellatevi prima sul Cristo che dovete annunziare, dopo annunziatelo pure, perché coloro che vi ascoltano devono sapere che quest’uomo che parla, prima di parlare ha creduto.

I miracoli non sono operati dalla parola, ma dalla parola creduta. Quando dovete annunziare la parola di Dio non vi deve importare se l’uditorio è fatto di piccoli o grandi, esso è formato da anime. Dinanzi a Dio non esistono i piccoli, i giovani, gli adulti e i vecchi, esistono le anime.

Quando annunziate la parola di Dio dovete annunziare quella parola che ha avuto un riflesso nel vostro cuore, quella parola che è stata meditata, quella parola che ha scardinato la vostra vita. Se darete quella parola con la stessa potenza con cui l’avete ricevuta, vedrete che quella parola – l’ha detto Paolo – è veramente la potenza di Dio, la sapienza di Dio, lo strumento per mezzo del quale avvengono le conversioni.

  1. Il catechista è uno strumento di salvezza

Un catechista deve aderire a Cristo, vivere il Cristo. Aderire a Cristo, vivere il Cristo significa essere strumento docile nelle mani del Cristo per salvare le anime.

Dobbiamo aderire a Cristo, stare nelle sue mani, in modo che Gesù deve poter agire per mezzo di noi e arrivare così a quelle anime.

Quel Dio che ha creato te senza di te, non salverà te senza di te; perché ha stabilito che l’uomo si salva per mezzo di un altro uomo. È vero che Dio poteva creare tutti gli uomini direttamente, ma non l’ha voluto. Questo non significa che Dio è impotente; Dio rimane sempre onnipotente. Ha detto ai genitori: Pensate voi alla procreazione. Il primo uomo e la prima donna li ha creati Lui, ma gli altri ha voluto che fossero procreati da altri uomini. Se un uomo e una donna non vorranno che un altro uomo esista sulla terra, Dio non lo creerà. Quindi la nascita di un uomo dipende dalla libera volontà dell’uomo. E così avviene per lo spirito. Dio poteva salvare le anime direttamente? Sì. Invece Gesù non le ha salvate direttamente. Egli ha versato tutto il suo sangue, l’ha custodito in deposito e ha consegnato questo deposito alla Chiesa. Ora gli apostoli devono prendere questo sangue e lo devono versare su ogni anima per salvarla.

Gesù ha salvato gli uomini che stavano sul Calvario, gli uomini del suo tempo. Ha salvato gli uomini del nostro tempo? Sì, ma li ha salvati in potenza, non di fatto. Col sacrificio della croce ha salvato gli uomini che stavano ai piedi della croce. Oggi io, nel nome di Gesù, rinnovo nella S. Messa il sacrificio della croce, e questo sacrificio salva voi che adesso state ai piedi della croce. Gesù tramite me, uomo, salva voi; ma se non ci fossi io, voi non sareste salvate. Questo è l’apostolo. Io come sacerdote e apostolo do la salvezza; voi come catechiste date la salvezza.

Gli uomini aspettano il messaggio di Dio; se andrete si salveranno, se non andrete non si salveranno. Il mistero della salvezza di tutti gli uomini non è un mistero divino, è un mistero della malizia umana, dell’infingardaggine umana. Siamo stati noi a non essere andati a portare l’annunzio, non Gesù; anzi siamo andati a portare la guerra, siamo andati a portare il commercio, il benessere, ma non siamo andati nel mondo a portare l’annunzio della salvezza e della vita. Questo è il grande mistero della nostra infingardaggine!

       conclusione

Voi che a casa vostra avete paura di parlare, di annunziare il mistero di Cristo, non porterete la salvezza a casa vostra. Voi che avete paura di parlare nella vostra classe, non porterete nella vostra classe la salvezza, non perché Dio Padre non dà la salvezza, non perché Dio Figlio non ci ha salvati, non perché lo Spirito Santo non è a disposizione per salvare, ma perché tu, che sei strumento nelle mani di Dio, non funzioni. Ti sei staccato da Dio, non stai nelle sue mani e Dio non può disporre di te come vuole.

Aderire a Dio significa essere strumento della salvezza delle anime, farsi condurre da Dio, essere docili, fare tutto quello che Gesù vuole.

E tu sei questo strumento docile nelle mani di Dio per la salvezza dei fratelli o sei preoccupata solo dei tuoi interessi e delle tue necessità, per cui degli altri non te ne importa niente? Questo significa vivere di Cristo e vivere il Cristo?