Pasqua di risurrezione – 1Cor 15, 13.17-19 – Lc 8, 1-3

Lc 8 1-3 -C’erano con lui i dodici e alcune donne che li servivano

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Pasqua 31.3.2002

 

            La risurrezione di Cristo riempie di gioia la Minima

La Pasqua è per la Minima un giorno di letizia, di gioia e di esultanza. Ciò che mi colpisce nel giorno di Pasqua nella S. Messa e nella Liturgia delle Ore è l’alleluia gridato dalla Chiesa con esultanza in ogni momento.

La Chiesa non si accontenta di cantarlo soltanto oggi, ma lo canta sempre, perché la risurrezione di Gesù  è tutto.

Alleluia, alleluia, alleluia!, canta esultante la Chiesa. Evviva, esultate di santa gioia; battete la mani al Risorto, al Vincitore dei secoli, a Colui che ha dato un senso, anzi il vero senso alla nostra vita, a Colui che ha fatto della sofferenza l’elemento fondamentale della futura gloria!

            “Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia” (Sal 46, 2).

La Chiesa canta, e con la Chiesa canta anche la Minima perché:

  • La risurrezione di Gesù ha dato un senso alla sua vita di cristiana e di consacrata

Se Gesù non è risorto, dice San Paolo, nemmeno noi risorgeremo, la nostra fede è vana, siamo ancora nel peccato, saremo perduti eternamente, e siamo da compiangere perché infelici su questa terra e nell’altra.

“Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini” (1 Cor 15, 13.17-19).

  • La risurrezione di Gesù ha dato il vero senso alla vita di oggi della Minima

La risurrezione di Gesù dice alla Minima che al di là di questa vita c’è un’altra vita, in cui vedrà e contemplerà il suo Dio, e anche il corpo che consegna alla terra, un giorno risorgerà.

            Io lo so che il mio Vendicatore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,         senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero” (Gb 19, 25-27).

La risurrezione di Gesù dice alla Minima che il Signore le ha preparato il godimento eterno con l’esclusione di ogni specie di sofferenza.

“Sta scritto infatti: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1Cor 2,9).

            “E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21, 4).

La risurrezione di Gesù dice alla Minima che la stessa sofferenza che sulla terra aborriva diventerà per lei fonte di gloria eterna.

            “Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne” (2 Cor 4, 17-18).

“E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi (Rm 8, 17-18).

La Minima constaterà che le parole dette da Gesù sul monte delle beatitudini sono vere: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli” (Mt 5, 11-12). 

Il Cristo Risorto aveva ragione di rimproverare i discepoli di Emmaus e di dire:

“Stolti e tardi di cuore nel credere alla  parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24, 25-26).