Mio Dio voglio amarti – Mercoledì santo Mt 26, 14-25

Mercoledì santo 2011

Mercoledì santo 2012

Che cosa pensa Gesù del tradimento – Mercoledì Santo 2013

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

Mercoledì santo 27.3.2002 

LA MINIMA TRASCORRE

IL MERCOLEDì SANTO

NELL’AMORE RIPARATORE

PER IL PECCATO DEI FRATELLI

Perché la Chiesa presenta il tradimento di Giuda due volte nella Settimana Santa? Non è una ripetizione, bensì è una sottolineatura diversa.

Martedì santo fa vedere la reazione e i sentimenti di Gesù dinanzi a certi peccati dei suoi amici. Mercoledì santo fa vedere la reazione degli apostoli dinanzi a certi peccati impensabili dei fratelli.

Nel primo caso la Chiesa ci fa vedere tutto il dolore di Cristo dinanzi a certi peccati e a tutti i peccati per indurci a non commetterli e a ripararli perché nostri.

Nel secondo caso ci fa vedere tutto il dolore che noi dovremmo avere quando i nostri fratelli commettono certi peccati, o qualunque altro peccato, perché offendono e addolorano il Cristo. Questo lo fa per indurci ad addolorarci e a ripararli per amore di Cristo e per amore dei nostri fratelli; per seguire il Cristo dovunque vada; e per fare con sincerità tutto ciò che il Cristo dice.

Commento al Vangelo

Le parole che oggi mi hanno colpito, leggendo il Vangelo, sono queste: “gli apostoli addolorati profondamente” (Mt 26, 22).

Dal Vangelo di Matteo sappiamo che Giuda decide di tradire Gesù e si accorda con i sommi sacerdoti sul prezzo del tradimento. Nell’ultima cena, svelato da Gesù il traditore in modo anonimo, Giuda camuffa il tradimento con una domanda innocente simile a quella degli altri apostoli: “Rabbì, sono forse io?” (Mt 26, 25).

Il sentimento fondamentale che scaturisce da questa lettura è l’orrore per il peccato di tradimento.

Per la Minima quella del mercoledì santo è la giornata della riparazione per i peccati di tradimento nei riguardi del Cristo, operati da coloro che gli hanno giurato fedeltà per tutta la vita. A questo peccato di tradimento da parte degli amici di Gesù, la Minima aggiunge anche quelli del rinnegamento e dell’abbandono e tutti gli altri peccati che le anime consacrate commettono.

La reazione della Minima è perciò quella del dolore profondo, che sfocia nella riparazione di ogni peccato che offende profondamente il Cristo.

Divido la meditazione in due parti:

 1. Quali sentimenti suscitano nel cuore degli apostoli il peccato di tradimento e gli altri peccati.

2. Quali sentimenti suscitano nell’animo della Minima, non solo il peccato di tradimento, ma anche quelli del rinnegamento e dell’abbandono, come anche gli altri peccati commessi dai fratelli.

  1. QUALI SENTIMENTI SUSCITANO NEL CUORE DEGLI APOSTOLI IL PECCATO DI TRADIMENTO DI GIUDA

  

Alla notizia dell’imminente tradimento di uno di loro, gli apostoli manifestano sentimenti:

  1. di sgomento

 Le parole di Gesù: “In verità vi dico, uno di voi mi tradirà” (Mt 26, 21), dette mentre consumano la cena di Pasqua, nel giorno più solenne delle festività giudaiche, dette dal Maestro prediletto per il quale avevano lasciato tutto per seguirlo, dal Figlio di Dio del quale avevano visto e toccato con mano tutti i segni che lo manifestavano tale, gettano gli apostoli in uno stato di costernazione e di sgomento.

È possibile, si chiedono, che uno di noi possa tradire il Maestro? Se queste parole le avesse dette un altro non gli avrebbero creduto, ma avendole dette il Maestro, gli credono, anche perché ha fatto precedere la frase dalle parole: “In verità io vi dico”.

Gli apostoli non mettono in dubbio la verità delle parole del Maestro. Dunque ciò che ha detto è vero. Gesù conosce anche i segreti dei cuori e conosce chi lo tradirà. Perché lo svela? Per salvarlo.

Ognuno di loro si chiedeva: Chi è questo tale? Sono forse io? Oppure è l’altro apostolo che sta a fianco a me? Chi si escludeva da un tale delitto si addolorava profondamente per il fratello che gli poteva essere vicino o che certamente era presente.

È possibile che un apostolo possa arrivare a questo? Sì, perché ha vissuto all’ombra del Cristo una vita d’inganno, di falsità, di doppiezza. Ora, dinanzi alla scoperta del suo tradimento, risponde al Cristo, che lo vuole salvare, con una durezza di cuore unica, perché insiste nel voler far vedere agli altri di essere ciò che non è.

Il Maestro tanto amato e amabile non poteva essere tradito. Doveva essere amato fino a mettere la vita per lui; ma non consegnarlo nelle mani dei suoi nemici.

Alle parole del Maestro gli apostoli fanno un sincero esame di coscienza. Poiché chi ha parlato di tradimento è il Maestro, che legge anche le profondità del cuore umano, è vero. E se è vero, il tradimento può essere compiuto anche da uno di loro. E chi? Allora con un sincero atto di umiltà, ognuno domanda al Maestro: “Sono forse io, Signore?” (Mt 26, 22).

Attraverso una risposta generica ma significativa, l’interessato, ma non gli altri, deve sapere di essere stato scoperto, in modo da potersi ricredere, pentirsi e salvarsi.

Questo dice e fa il Maestro. Dice a chi gli è vicino: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà” (Mt 26, 23). E a Giuda, il traditore, che gli domanda: “Rabbì, sono forse io?”, Gesù risponde: “Tu l’hai detto” (Mt 26, 25).

Gesù a Giovanni risponde: “è colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò”       (Gv 13, 26).

Questo fa il Maestro: “E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota”          (Gv 13, 26).

Poi aggiunge: “Quello che devi fare fallo al più presto” (Gv 13, 27).

L’interessato quella sera, scoperto e non pentito, se ne parte dal Cenacolo. Tutti gli altri che non sono interessati al tradimento, rimangono nel Cenacolo, continuano ad ascoltare il Maestro, mangiano l’agnello pasquale, cantano le lodi del Signore, lo ringraziano per tutti i benefici ricevuti, partecipano all’Eucaristia, ricevono l’investitura a ripetere, come sacerdoti, tutto quello che il Maestro ha compiuto, ed infine vanno con lui al Getsemani per pregare e soffrire con lui.

Noi dal Vangelo sappiamo che sono sinceri, ma si dimostrano deboli nella prova, per cui commettono il peccato di abbandono e di rinnegamento. Però nella loro sincerità riconoscono il loro peccato e ritornano prima al loro posto, e poi, con la discesa dello Spirito Santo, vanno per le vie del mondo a predicare il Vangelo e a dare la vita per il Cristo morto e risorto.

 2. QUALI SENTIMENTI SUSCITANO NELL’ANIMO DELLA MINIMA NON SOLO IL PECCATO DI TRADIMENTO, MA ANCHE QUELLI DEL RINNEGAMENTO E DELL’ABBANDONO, COME ANCHE GLI ALTRI PECCATI COMMESSI DAI CONSACRATI E DA TUTTI GLI ALTRI FRATELLI

 

La Minima il mercoledì santo non tiene presente soltanto i peccati dei consacrati, ma anche i peccati che commettono tutti gli uomini. Non soltanto quindi questi tre peccati ricordati dal Vangelo, ma anche tutti i peccati che si commettono nel mondo, perché tutti i peccati offendono il Cuore di Gesù, che si commuove profondamente, e addolorano profondamente la Minima.

I sentimenti della Minima sono gli stessi di quelli che hanno avuto gli apostoli: sgomento, dolore, sincera riflessione, attaccamento al Maestro Gesù. Questi sentimenti generano nella Minima due atteggiamenti: fa un sincero esame di coscienza, e decide di riparare.

  1. La Minima fa un sincero esame di coscienza

 La Minima, convinta di essere peccatrice, perché lo constata ogni giorno pur facendo dei seri propositi, fa un serio esame di coscienza partendo da se stessa: Signore, sono forse io?

Avendo risposto affermativamente, martedì santo si è pentita e ha riparato il suo peccato con sincerità.

La Minima va avanti nell’esame di coscienza.

Vedendo che i fratelli che le sono attorno commettono questi ed altri peccati si addolora e ripara per loro, affinché, pentiti, ritornino all’amore di Cristo.

La Minima non si ferma soltanto a questa considerazione, ma va avanti e vede se questi peccati sono stati commessi contro di lei. Se così è accetta e offre tutte le sofferenze al Signore credendo, come il Cristo, all’azione permissiva di Dio che permette il male per il suo bene.

“Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui” (Mt 26, 24).

  1. La Minima ripara

Con la parola riparazione intendo tutto ciò che hanno sentito nel profondo del cuore gli apostoli dinanzi alla notizia del tradimento del Maestro.

La Minima ripara per due motivi: per consolare il Cuore di Gesù, afflitto e addolorato dai peccati dei suoi più cari e amati amici, e per fare in modo che questi fratelli ritornino all’ovile e all’amore del loro Sposo, da riconciliati e vinti dalla misericordia di Dio.

Per fare questo la Minima è spinta dall’amore sviscerato verso il Cristo, che non sopporta di vedere profondamente commosso, e dall’amore generoso ed eroico verso i fratelli che non sopporta di vedere lontani da Dio e in cammino verso la dannazione.

La Minima fa allora come ha fatto il Cristo: si mette al posto del peccatore e paga per lui, in modo che Dio ne abbia misericordia e lo salvi.

La compassione e l’amore sviscerato per i fratelli peccatori porta la Minima alla riparazione.

RIFLESSIONI

Nelle mie riflessioni di oggi a voi voglio dire, come conclusione di questa meditazione, due cose:

  • La riparazione per la Minima è un atto di amore per consolare il Cristo e per salvare i fratelli

 

  • La riparazione per la Minima è un atto di amore squisito nei riguardi del Cristo per consolarlo

“La Minima contempla il Cristo che le dice:– Dammi tu la consolazione di supplire alle immense ingratitudini, freddezze e ripulse che molti mi danno; offrimi una degna riparazione; impegnati ad una sempre crescente conoscenza del mio amore; entra ogni giorno sempre più in una personale intimità con il mio cuore” (voce: Riparazione, n. 431).

  • Il Cristo desidera dalla Minima la riparazione

“La Minima accetta ogni cosa, perché il Cristo desidera un amore di riparazione” (voce: Riparazione, n. 429).

  • Il Cristo ha bisogno della riparazione della Minima per salvare tante anime

“La Minima rinuncia sempre a qualche cosa perché il Cristo ha bisogno di monete valide per aiutare alcuni uomini. La Minima non esita nel rispondere con generosità” (voce: Riparazione, n. 407).

  • La Minima per riparare, per amore dei fratelli, le loro colpe, usa tutti i mezzi a sua disposizione, ma non fa a meno della preghiera e della sofferenza:

 

  • La sofferenza più efficace per salvare le anime è la sofferenza interiore

“La sofferenza procurata dagli uomini e accettata dall’anima, la purifica. Con la sofferenza interiore, più meritoria e non da tutti accettata, si ripara e si coopera alla salvezza di molti” (voce: Riparazione, n. 425).

CONCLUSIONE

Il mio desiderio e il mio invito finale è che non sciupiate nessuna sofferenza, ma la uniate a quella del Cristo.

“La vostra sofferenza di ogni giorno sia associata a quella del Cristo, che ha bisogno di anime che soffrono. Dio esige la collaborazione dell’uomo e come dono dà pace, gioia serena, conforto” (voce: Riparazione, n. 413).

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