Se vivi bene il tuo oggi, prepari un ottimo domani – Lc 16, 19-31

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Lc 16, 19-31 – Lazzaro e il ricco epulone 24-3-11

Lc 16, 19-31 – Ricordati che il bene sarà premiato

Lc 16, 19-31 – Per i malvagi esiste l’inferno e i suoi tormenti

da un ritiro ai catechisti tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

Grottaglie, 25.10.1992

IL PENSIERO DELL’ALTRA VITA

SPINGE A VIVERE CRISTIANAMENTE L’OGGI

(Lc 16, 19-31)

La Chiesa ci ha fatto leggere la parabola del ricco epulone, che mi ha impressionato in una maniera straordinaria, poiché, meditandola, ho vissuto una giornata in paradiso, in purgatorio e nell’inferno.

La prima cosa che vi dico è: lasciate stare Lazzaro e il ricco epulone, mettetevi voi nei panni di Lazzaro o del ricco epulone.

Gesù non parlava soltanto per coloro che lo ascoltavano in quel momento, ma per tutti gli uomini. Adesso parla a noi, per cui io ora sono Lazzaro, oppure sono il ricco epulone. Facciamo insieme l’esperienza dell’aldilà.

Io mi sono messo nei panni del ricco epulone e non di Lazzaro, perché anch’io sono peccatore come voi e anch’io ho vissuto lontano da Dio e non vivo così come il Signore vuole.

Sant’Agostino, che da vescovo parlava ai suoi fedeli, diceva: Figli miei, è meglio andare all’inferno da vivi, perché abbiamo tutta la possibilità di lasciare l’inferno e di tornare sulla terra per riparare ogni cosa, anziché andare dopo morti, perché allora non c’è più niente da fare per l’eternità. E consigliava di tanto in tanto di chiudere gli occhi e di vivere nell’aldilà.

 I. che cosa farò in cielo dopo morto

Se ho vissuto come il ricco epulone andrò all’inferno. Se non ho ascoltato la Messa la domenica, se ho bestemmiato, se ho commesso degli atti impuri, se ho rubato, se non ho pregato, se non ho lodato Dio, cioè se ho trasgredito qualcuno dei dieci comandamenti, meriterò l’inferno.

Quando sarò arrivato nell’inferno che cosa farò? Avrò due pensieri: uno per me e un altro per i miei fratelli che stanno sulla terra.

 1. Per me chiederò pietà, misericordia, sollievo e non l’avrò

 Chiederò sollievo per la fiamma che mi tormenta, ma non avrò né pietà, né sollievo.

 Chiederò misericordia e pietà, così come ha fatto il ricco epulone: Padre Abramo, abbi pietà di me! Invocherò quella misericordia che non ho invocato sulla terra, altrimenti mi sarei andato a confessare, e il sacerdote nel nome di Cristo mi avrebbe dato il perdono.

Sulla terra non ho chiesto pietà e misericordia, perché mi costava andare dal sacerdote a dire i fatti miei. Pensavo: Il Signore mi perdona lo stesso, anche se gli dico:- Signore, perdonami!

In cielo non si può ricevere quella misericordia e quel perdono, quella pietà che non si è chiesta sulla terra, perché in cielo c’è soltanto giustizia.

          La prima realtà che io constaterò, stando nell’inferno, è che pur chiedendo pietà e misericordia nessuno me la darà; pur chiedendo refrigerio e sollievo per la sofferenza che devo sopportare, nessuno me lo darà, perché in cielo non c’è pietà, c’è solo giustizia. C’è come ricompensa il paradiso, se si è fatto il bene, così come è stato per Lazzaro; o l’inferno, se si è fatto il male.

  1. Per i miei fratelli che stanno sulla terra chiederò un intervento straordinario di Dio, affinché conoscano come stanno le cose lassù e cambino vita, e non l’avrò.

 Poiché ho costatato che le cose stanno in modo diverso da come le pensavo, chiederò al Signore un intervento straordinario per i miei cari che stanno sulla terra: parenti e amici; perché l’intervento ordinario di Dio, come non ha commosso me quando stavo sulla terra, così non commuove nemmeno i miei parenti che vivono lontani da Dio, incuranti di andare verso una eternità di tormenti.

Ebbene, neanche questo secondo pensiero di misericordia e di compassione per i miei fratelli sarà esaudito, perché i miei fratelli continueranno a vivere così come vivono e non ci sarà nessun intervento straordinario da parte di Dio.

La risposta di Abramo, che è la risposta di Dio, è questa: Tu non puoi pensare ai tuoi fratelli, in quanto loro devono pensare personalmente a loro stessi. Io ho pensato ai tuoi fratelli, infatti in terra hanno Mosè e i profeti, cioè hanno la Legge e l’Antico Testamento, oggi a noi direbbe: hanno la  S. Scrittura, e non c’è bisogno di altro. è necessario che ascoltino la parola di Dio, detta da Mosè e dai profeti, e la mettano in pratica, perché così si salveranno. Se non ascoltano la parola di Dio, non ascolteranno nemmeno un morto risuscitato, cioè non crederanno a nessun segno straordinario.

Gesù ha fatto l’esperienza che gli uomini non credono neppure agli eventi straordinari, difatti, dopo la sua passione e morte Gesù è risuscitato, ma gli Ebrei, i farisei, gli scribi, i suoi nemici, non hanno voluto credere alla sua risurrezione e hanno dato dei soldi ai soldati, che erano testimoni della sua risurrezione, perché andassero in giro per Gerusalemme a dire che il corpo di Gesù era stato trafugato, non era risorto.

Quando la sera di Pasqua Gesù si è fatto vedere dagli apostoli, che non credevano ai loro occhi, affinché credessero ha dovuto prendere il pane e mangiare con loro, si è fatto toccare le mani, i piedi.

Tommaso non era presente, e alla notizia della risurrezione del Cristo non ha creduto; ma il Signore si è fatto vedere e toccare da lui otto giorni dopo.

Dopo che Gesù è stato per quaranta giorni sulla terra, il giorno dell’Ascensione, dice san Paolo, erano circa cinquecento le persone che accompagnarono Gesù da Gerusalemme al monte degli Ulivi. Tra queste persone c’erano gli apostoli, le pie donne, gli amici, i discepoli. Dice il vangelo che quando Gesù stava ascendendo al cielo, alcuni ancora dubitavano della sua risurrezione  (cfr. Gv 28, 17).

Dice Gesù: Figli miei, che cosa altro devo fare per dirvi che sono vivo e non morto? Ho mangiato con voi, mi sono fatto toccare le mani e i piedi, sono stato quaranta giorni con voi, sono apparso nella Giudea, nella Galilea e nella Samaria, e voi mi avete visto! Adesso voi mi vedete, mi ascoltate e ancora non credete. Che altro devo fare? Posso stare qui sulla terra per altri duemila anni, ma se voi non mi volete credere, non mi crederete giammai, perché siete duri di cuore, cioè non volete cambiare la vostra vita!

Ecco il significato delle parole: Anche se un morto risuscitasse e andasse dai tuoi fratelli a dire: Cambiate la vita, perché la vita di lassù è diversa da come la pensate voi, essi non crederebbero.

II. che cosa devo fare ora sulla terra finché sono vivo

 

Devo ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica

Dopo aver visto come stanno le cose in cielo, adesso, stando sulla terra, devo cambiare vita, devo ascoltare la parola di Dio, Mosè e i Profeti, l’Antico e il Nuovo Testamento, e devo comportarmi come Dio dice.

Il Signore da noi vuole le opere buone e la conversione. Se facciamo il bene, continuiamo a farlo senza scoraggiarci delle difficoltà che si incontrano durante la vita; se facciamo il male, adesso dobbiamo cambiare, altrimenti quando morremo dobbiamo aspettarci il giudizio e la condanna.

Adesso devi cambiare vita, adesso devi chiedere perdono!

conclusione

Dopo aver fatto questa meditazione, ho detto al Signore: Non vorrei dire alla fine dei miei giorni queste parole: Se avessi saputo che cosa mi sarebbe capitato dopo la morte, avrei vissuto diversamente la mia vita sulla terra!

Che nessuno di noi abbia a dire queste parole!

Poiché questa sera il Signore ci ha rivelato che cosa avverrà dopo la morte, diciamogli: Signore, aiutami a cambiare!