Presentazione di Gesù al tempio – Lc 2, 22

1986 – 2 febbraio – La presentazione di Gesù al tempio

Lc 2, 22-40 – I consacrati sono la luce del mondo e la gloria della Chiesa

Lc 2, 22-40 – La formazione cristiana dei battezzati

da un Ritiro alle catechiste tenuto da P. Francesco Chimienti O.M.

Grottaglie, 02.02.1986 

NELLA SANTA MESSA

OFFRIAMO IL CRISTO A DIO

(Lc 2, 22)

  1. Significato storico e spirituale della presentazione di Gesù al tempio

 “Giuseppe e Maria portarono il bambino al tempio, per offrirlo al Signore” (Lc 2, 22).

Queste parole hanno due significati: il primo è storico, bisogna sapere il perché della presentazione al tempio del Cristo; il secondo è spirituale.

 

  1. Il significato storico

Nell’Egitto c’era il popolo d’Israele al quale Dio aveva detto di lasciare l’Egitto e andare nella terra promessa. Però il faraone, che doveva dare il permesso al popolo ebreo, non voleva che partisse. Allora Dio, per costringerlo, mandò dieci piaghe: le piaghe d’Egitto.

L’atteggiamento del faraone era questo: prima diceva no al popolo, poi veniva la piaga e dava il permesso; ma quando la piaga cessava diceva di nuovo no. Per dieci volte avvenne questo; ma alla fine il Signore disse a Mosè: Adesso il faraone dirà sì e sarà sì.

La notte Dio mandò in Egitto un angelo con l’ordine di uccidere tutti i primogeniti, sia degli animali sia degli uomini. Morirono così tutti i primogeniti, incominciando dal primogenito del faraone fino al primogenito dell’ultima schiava, però furono salvati tutti i primogeniti del popolo d’Israele.

Quando il popolo fu liberato Dio disse: Figli miei carissimi, voi siete stati liberati, però ricordatevi che i vostri primogeniti sono miei, non sono vostri, perché anche loro dovevano morire. Quando nasceranno, al quarantesimo giorno per l’uomo e all’ottantesimo per la donna, voi li presenterete al Signore. Mi offrirete ogni figlio, perché il figlio non è vostro, è mio. Io sono il Signore e il figlio è mio, però ve lo restituisco, ma al posto del figlio mi darete: se siete ricchi, un agnello; se poveri, una coppia di colombi o di tortorelle.

La Madonna e san Giuseppe appartenevano alla categoria dei poveri, così al quarantesimo giorno andarono a Gerusalemme, presero Gesù e l’offrirono a Dio. Dio accettò il Figlio e lo restituì ai genitori, che al suo posto offrirono due colombi, poi presero Gesù e lo portarono di nuovo a casa loro.

Il significato storico della presentazione al Tempio è questo: I genitori offrivano il figlio a Dio, perché era ed è un dono di Dio ai genitori; però Dio restituiva il figlio ai genitori, ed essi facevano un altro dono.

Perché Dio aveva stabilito questo? Perché voleva che il suo popolo riconoscesse il suo supremo dominio su tutti gli esseri, sugli animali, sugli uomini e sulle cose.

Dio ha detto: “Io sono il Signore Dio tuo, non c’è altro Dio al di fuori di me”. Vuole essere riconosciuto il Signore e padrone di tutte le cose, colui che ci dà ogni cosa soltanto in uso; perché poi gliela dobbiamo restituire. Gli uomini, gli animali, le piante, le cose, il mondo visibile, il mondo invisibile è di Dio.

 

  1. Il significato spirituale

Dobbiamo considerare le parole della S. Scrittura: “Giuseppe e Maria portarono il bambino al tempio, per offrirlo al Signore” (Lc 2, 22), e dobbiamo applicarle a noi, perché così ci salviamo. Al posto di Giuseppe e di Maria dobbiamo mettere i nostri nomi e dire: Io porto il Bambino al tempio, per offrirlo al Signore.

Io e voi, ogni giorno, dobbiamo andare in chiesa per offrire a Dio il Cristo, il Figlio.

Dice san Giovanni: “Il Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).

Chi è il Cristo? Il Figlio di Dio, che è stato dato da Dio a me, quindi è un dono! Però guai a quegli uomini che accettano i doni e se ne fanno padroni, perché il nostro è un Dio geloso!

  1. Nella S. Messa noi offriamo il Cristo al Padre e col Cristo offriamo noi stessi

 Quando io posso offrire a Dio ciò che sono e ciò che ho? Soltanto nel sacrificio della Messa, perché in esso io offro al Padre il Cristo e col Cristo anche il corpo mistico di Cristo, in cui ci sono io. Allora Lui prende possesso di me.

Voi dite: Padre, come facciamo a vedere con i nostri occhi che nella S. Messa offriamo, oltre al Cristo, anche noi stessi e le nostre cose?

Offriamo noi stessi, se siamo presenti. Chi è assente, chi non viene a Messa non offre se stesso a Dio! Questa è la ragione per cui, per essere valida la Messa, cioè per essere un sacrificio, bisogna essere presenti. Chi vede la Messa alla televisione, non partecipa alla S. Messa.

Chi offre il sacrificio della Messa? Io, che sono sacerdote ministro e voi che siete sacerdoti, perché partecipate del sacerdozio comune. Infatti col battesimo siete diventati re, sacerdoti e profeti. Essere sacerdoti significa poter offrire il sacrificio a Dio. Chi è battezzato può venire in chiesa e partecipare alla S. Messa; chi non lo è, non può partecipare al sacrificio della S. Messa. Infatti ai tempi apostolici, e in tutti i luoghi in cui la Chiesa prepara i pagani a ricevere il battesimo, nel periodo dell’istruzione, durante la celebrazione della Messa, arrivati al sacrificio eucaristico, il sacerdote dice: Coloro che non sono battezzati sono pregati di andare via, perché non possono offrire il sacrificio, in quanto non sono sacerdoti. Voi potete partecipare alla S. Messa e offrire il sacrificio del Cristo con me sacerdote, in quanto avete ricevuto nel battesimo il sacerdozio comune.

Che cosa possiamo dare al Signore? La Chiesa ha voluto che nella S. Messa fossero offerte tre cose: prima di tutto l’ostia; dopo dell’ostia il sacerdote offre il vino, che mette nel calice, e infine insieme al vino offre alcune gocce di acqua, che mette nel vino. Queste tre cose indicano l’offerta di noi stessi. Durante la Messa il sacerdote offre il Cristo e io offro me stesso.

 

  1. Che cosa indica l’offerta dell’Ostia?

L’ostia è il segno del nostro lavoro, è il frutto del nostro lavoro. Poiché ognuno di noi lavora, infatti dalla mattina alla sera non facciamo altro che lavorare: chi in famiglia, chi in banca, chi a scuola, offriamo a Dio il nostro lavoro.

 

  1. Che cosa indica l’offerta del vino?

Il vino è il segno esterno della nostra sofferenza. Chi di noi non soffre? Se ciò non avvenisse, non sarebbero vere le parole di Gesù:- Chi vuol venire dietro di me prenda la sua croce e mi segua!

Allora offriamo al Signore la nostra sofferenza.

 

  1. Che cosa indica l’offerta dell’acqua?

Ai tempi degli apostoli, quando si celebrava l’Eucaristia i ricchi portavano il pane, il vino o altro; i poveri, poiché dovevano dare qualcosa a Dio nella S. Messa, portavano l’acqua, che non si paga. L’acqua sta ad indicare le nostre miserie corporali e spirituali. Quindi l’acqua rappresenta soprattutto la nostra miseria spirituale, il nostro peccato.

A questo punto vi voglio raccontare un episodio: Voi sapete che uno dei più grandi biblisti, esegeti e traduttori di S. Scrittura è san Girolamo, che ha fatto la grande traduzione della Bibbia, che ancora è rimasta e che chiamiamo la Volgata. San Girolamo parlava e capiva benissimo il latino, il greco, l’ebraico e tutte le lingue orientali, per cui la sua traduzione è perfetta, e tutt’ora ci si riferisce alla traduzione di san Girolamo.

Egli viveva a Roma, ma un giorno decise di ritirarsi in Palestina, precisamente a Betlemme. Nella grotta dove Gesù è nato egli condusse una vita di penitenza: lì pregava, traduceva e si mortificava. Un giorno, mentre pregava dinanzi al crocifisso, Gesù gli disse:- Girolamo, bravo! Hai scritto bene di me, però da te io vorrei qualcosa di tuo.

Rispose:- Signore, ti offro tutte le mie penitenze!

– No.

– Signore, ti offro la mia traduzione in latino di tutta la S. Scrittura!

– No, voglio qualcosa che sia veramente tuo!

– Signore, ti offro le mie veglie notturne!

– No, voglio qualche cosa di tuo!

– Signore, non ho niente, che ti posso dare? Dimmi quello che vuoi e io te lo darò!

– Girolamo, dammi i tuoi peccati, perché te li lavi!

Di nostro non abbiamo né gli occhi, né le orecchie, né la volontà; di nostro abbiamo solo il peccato e ce ne possiamo vantare!

Ci tiene tanto il Cristo ad avere i nostri peccati che dice: Dalli a me; che te ne fai tu? Io sono venuto dal cielo sulla terra, sono morto in croce e adesso nella S. Messa rinnovo il sacrificio della croce e mi offro al Padre per lavare i tuoi peccati, dammeli!

Nella S. Messa offriamo l’ostia, il vino e l’acqua. Se qualcuno non ha proprio niente da offrire, può offrire le due gocce di acqua che indicano la nostra miseria corporale e spirituale e dice: – Signore, te le offro perché tu le possa lavare!

L’offerta delle nostre cose a Dio nella S. Messa è simile a una busta sulla quale scriviamo l’indirizzo e nella quale spediamo la lettera che abbiamo scritto durante la giornata. La nostra giornata vissuta è simile a una lettera; l’offerta è simile a una busta con l’indirizzo. Se io scrivo la lettera e non la metto nella busta o se sulla busta non scrivo l’indirizzo, questa lettera non arriverà mai a destinazione. Se invece scrivo la lettera e la metto in una busta con l’indirizzo e il francobollo, arriverà certamente a destinazione. Quando penso a questa verità, io dico: Quanta sofferenza va distrutta!

  1. La Messa è segno di contraddizione

 Come Gesù è il segno di contraddizione, così la S. Messa diventa il segno di contraddizione di tutti i viventi e di tutti i cristiani. Disse Simeone, prendendo fra le braccia Gesù Bambino: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti, segno di contraddizione” (Lc 2, 34).

Se partecipi alla S. Messa offri al Padre il Cristo e col Cristo te stesso, quindi hai dato un significato alla tua vita e ora ti schieri tra coloro per i quali il Cristo diventa risurrezione, vita, salvezza, santità e redenzione.

Se invece non partecipi alla S. Messa e non offri al Padre col Cristo te stesso, il Cristo continuerà ad offrirsi a Dio Padre, però diventa per te segno di contraddizione, cioè non lo hai accettato, non gli hai creduto e non hai fatto secondo la sua parola.

Molti cristiani ascoltano e credono alla Parola di Dio, anche voi adesso mi state ascoltando con piacere e credete alla Parola di Dio, però vi fermate all’ascolto; infatti vi guardate bene dal tradurre in azione la fede.

Vi dico solo questo: Ricordatevi che Gesù è presente nel Tabernacolo mattina e sera. La Chiesa ha voluto che ci sia la Messa anche la sera, perché ci sono dei cristiani che la mattina non hanno la possibilità di parteciparvi e possono parteciparvi la sera.

Gesù è qui come segno di contraddizione: o lo accetti e lo segui, o non l’accetti e non lo segui. È lo spartiacque: o insieme a Lui, o contro di Lui. Non ci sono altre soluzioni, lo ha detto Gesù stesso: o con me o contro di me!

Disse Simeone: “Egli è qui per la rovina o la risurrezione di molti, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 34-35).

Infatti ci saranno tanti cristiani che diranno: Io credo, io credo!, ma si guarderanno bene dall’andare a Messa.

Ebbene se vieni a Messa segui Gesù; se non vieni, non lo segui.

conclusione

Facciamo un breve esame di coscienza:

Ogni giorno offri a Dio le tue sofferenze? Se non le offri, la tua sofferenza è acqua che cade in mare; quindi non feconda la terra.

Hai mai offerto il tuo lavoro al Signore al mattino, a mezzogiorno, o alla sera, o mentre lavori?

Tu che vai a scuola hai mai detto: Signore, ti offro il mio lavoro e le sofferenze della scuola?

Quando fai il compito, dici mai: Signore, te l’offro? Se lo hai offerto al Signore, te lo trovi, hai scritto una lettera con l’indirizzo; se non l’hai offerto, hai scritto una lettera, ma sta nel tuo cassetto, non arriva a destinazione, perché alla lettera manca l’indirizzo.

Hai offerto a Dio il tuo peccato? Glielo hai fatto lavare? I tuoi panni li hai puliti nella grande lavatrice del sangue preziosissimo di Cristo?

Hai fatto il bagno nel mare della misericordia infinita di Dio?

Ti sei gettato nel fiume che scorre dai piedi della croce e che inonda il mondo intero?

Fino a questo momento sei andato a Messa tutte le domeniche e le feste comandate? Sei andato ogni giorno?

Quando hai partecipato alla S. Messa hai unito le tue sofferenze a quelle di Cristo? Hai detto al Cristo: Lavami? Hai detto al Cristo: Purificami, santificami?

Tutte le cose che ti mancavano le hai chieste a Gesù, perché le chiedesse a Dio Padre? Se ti mancano, ti mancano perché Dio non te le vuole dare o perché tu non hai fatto il pezzente e non hai steso la mano per chiederle?

Quando vai a Messa la domenica, partecipi attivamente? Ti alzi con quelli che si alzano, ti siedi con quelli che si siedono, ti metti in ginocchio con quelli che si mettono in ginocchio? Rispondi alle domande che fa il sacerdote?

Ti sei confessato?

Hai partecipato al banchetto eucaristico stando in grazia di Dio?

Hai avuto gli stessi sentimenti che ha il Cristo, quando si offre al Padre?

Ti sei fermato dall’andare in chiesa perché costava sacrificio?

Il sacrificio del Cristo niente ti dice? Che cosa aspetta il Cristo da te? Che cosa tu vuoi dare a Lui?

Con chi ti sei schierato? Con quelli che si vogliono rovinare o con quelli che si vogliono salvare?

Al catechismo hai insegnato ai bambini la S. Messa?

Sei testimone di queste verità? Hai accettato la fede e l’hai portata a livello d’intelletto, cioè l’hai capita e creduta con la mente, oppure l’hai portata a livello di opere?

La tua fede è una fede morta o viva?

Credi nel Cristo, Figlio di Dio, che sta nel tabernacolo? Credi nel Cristo che sta nello stato di vittima nel tabernacolo e che rinnova il sacrificio della croce ogni giorno durante la Messa?

Ti sei sforzato di far credere ciò anche a coloro ai quali porti questo annuncio?