Pregate, pregate, pregate Mc 1, 29-39

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

PREGARE NELLA SOLITUDINE

(Mc 1, 29-39)

  • Gesù incominciava la giornata con la preghiera

Gesù esce dalla sinagoga e va in una casa privata, guarisce un’ammalata, la suocera di Pietro; guarisce molti ammalati, mangia, va a dormire, poi la mattina presto si alza e va a pregare fuori casa; poi quando è trovato dagli apostoli, che lo invitano a tornare a Cafarnao, dice: Andiamo altrove, perché io non sono venuto per un solo paese o una sola città, o soltanto per voi, sono venuto per tutti, quindi è necessario che ascoltino la mia voce.

Le parole che mi hanno colpito sono queste: “Al mattino si alzò quando era ancora buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava” (Mc 1, 35).

Come incominciava la giornata Gesù? L’incominciava con la preghiera.

Dove pregava? Pregava in un luogo deserto, lontano dalle abitazioni, lontano dalla presenza degli uomini.

Ecco la preoccupazione di Gesù, e questa deve essere la prima preoccupazione del cristiano: pregare, mettersi in contatto con Dio, incominciare la giornata con Dio.

Voi fate veramente bene a venire in chiesa di prima mattina. Quando è ancora buio vi vedono per la strada:- Dove andate? – Lasciamo le solite preoccupazioni, andiamo in chiesa, lontano dalla nostra casa.

– A fare che cosa? – A metterci a contatto con Dio, perché abbiamo bisogno di lui. Lui ci darà la luce, lui ci darà la forza, lui ci darà il coraggio di vivere un’altra giornata. Incominciamo con Dio, per finire con Dio.

  • Gesù cerca la solitudine per pregare

“Si ritirò in un luogo deserto”, dove non c’era nessuno. Perché? Perché la più grande tentazione della preghiera è la distrazione.

Quando noi preghiamo siamo presi da altri pensieri che ci distraggono dal pregare; comunemente riguardano le solite preoccupazioni della nostra giornata, che sono legate al luogo dove ci troviamo. Basta uscire fuori dal luogo dove ci troviamo, che immediatamente cadono tutte le preoccupazioni di quel luogo.

Quando uno cade ammalato in un determinato ambiente, la medicina dice così: Fuggi dal luogo, in cui sei caduto ammalato. Basta cambiare il luogo per guarire. È una norma vera, non è falsa. Se sto a tavolino, sono preoccupato di tutte le cose che stanno sul tavolino; ma appena lascio il tavolino e vengo in chiesa, non mi viene nemmeno alla mente che devo rispondere alla lettera di quello, che devo fare quell’altra cosa, che devo ordinare i libri, che devo preparare la predica. Basta uscire fuori dalla mia stanza, entrare in chiesa, nella solitudine, ecco che subito le preoccupazioni della giornata non ci sono più. Così faceva Gesù.

Un’altra distrazione è data dalla presenza degli uomini. Non perché loro non vogliono che noi preghiamo, per carità, non lo fanno apposta, ma se tu preghi a casa tua sarai disturbato continuamente. Sarà la telefonata, il suono del campanello, l’inquilino di sotto; la macchina che passa; sono tutte distrazioni!

Gli uomini, per chi prega, diventano una distrazione. E allora ecco che cosa dice Gesù: allontanati dal tuo solito luogo. Se Gesù fosse rimasto nella casa di Simone con tutti gli apostoli, come avrebbe fatto a pregare? Appunto perché lui era il maestro ed era il centro dell’attrazione, come facevano questi uomini a non interessarsi di lui? E la preghiera non ci sarebbe stata. Ecco che Gesù lascia il luogo e le persone.

  • Nella solitudine s’incontra Dio

Nella solitudine si trova Dio, perché Dio è un Dio geloso. Dove sta lui non ci devono essere gli uomini, dove ci sono gli altri non ci sta lui. Chi vuol parlare con Dio deve tacere con gli uomini. Se invece non vuole tacere con gli uomini, Dio non lo prega, perché la preghiera è colloquio con Dio.

Dio è fatto così. Chi vuol trovare Dio deve andare nella solitudine. Così faceva ogni mattina Gesù. Dicono gli esegeti che questa è la descrizione di una giornata tipo di Gesù.

Che cosa faceva Gesù durante la giornata? Si alzava, andava nella solitudine, pregava, poi andava nella sinagoga a predicare, poi guariva gli ammalati, cacciava i demoni. Faceva il bene; ma la giornata l’incominciava con la preghiera, e la sua preghiera era nella solitudine.

Quando leggete il vangelo, se fate caso agli atteggiamenti di Gesù nella preghiera, vedete che sceglieva sempre la solitudine. La solitudine è il luogo dove si incontra Dio. Chi vuole incontrare Dio deve entrare nella solitudine. Gli uomini fuggono la solitudine e la riempiono di tante cose, ma chi riempie la solitudine di un uomo è Dio.

Mettere nella solitudine è la tecnica che Dio adopera con tutte le anime, comprese voi. Voi pensate che questo lo fa solo con i sacerdoti, le suore e i frati? No. La tecnica che usa Dio con tutte le anime è questa: quando si avviano verso la vecchiaia le conduce nella solitudine, perché da giovani non può condurle, scappano sempre, vanno con gli altri, sono sempre in compagnia; da adulte sono sempre occupate e preoccupate con i figli, i mariti, le attività, perché bisogna anche guadagnare per vivere! Ecco perché la prima cosa che fa, non appena avete sistemato tutto, se Dio vi dà una vita lunga, vi riduce nella solitudine.

Gli uomini vanno in cerca di altri uomini per riempire la propria solitudine, e rimangono sempre con la bocca amara; non trovano mai un’altra anima che riempie la propria solitudine. Il marito si lamenta della moglie, la moglie si lamenta del marito, i figli lasciano i genitori, i genitori lasciano i figli. Non c’è niente da fare! Perché? Perché Dio vuole l’anima, e tronca ogni cosa. Poiché la vecchiaia significa l’approssimazione dell’incontro con Dio, Dio è preoccupato di salvarla, e perché l’anima possa mettersi in contatto con Dio, la mette nella solitudine.

Voi pensate che la solitudine sia uno strumento di sofferenza. Dite sempre: Sono solo! Invece no, beati coloro che capiscono queste cose. La solitudine è provocata da Dio, perché è strumento di ritorno a Dio, ma di ritorno sincero. Là si trova Dio. Chi vuol trovare Dio deve entrare nella solitudine.

Io sono felice di stare a Grottaglie per questo motivo, perché sto nella solitudine; ma non pensate che sono solo! Per carità, la mia vita è piena, ma proprio piena di Dio e delle anime. Io non ho mai detto: speriamo che venga qualcuno! Meno gente viene meglio è, perché sto nella pienezza. Non ci si può preparare all’apostolato, se non nella preghiera; non ci si può preparare alla salvezza delle anime, se non nella preghiera; non ci si può preparare alla salvezza dell’anima propria, se non nella preghiera; non c’è progresso spirituale, se non con la preghiera. E lo strumento è la solitudine.

          conclusione

Se volete ricordare qualche cosa di me, ricordate questo: non lamentatevi della solitudine.

Non appena avete la solitudine concentratevi, riunitevi con Dio, e Dio parlerà al vostro cuore. Vivrete nella pienezza. Sono orizzonti mai visti e mai pensati, perché gli orizzonti che comunemente l’anima vive, sono gli orizzonti di una stanza, mentre l’orizzonte che l’anima vive nella solitudine con Dio, sono orizzonti di centinaia di chilometri, con bellezze inesplorate e indescrivibili. Sono cose di cui non ne avete neanche l’idea. Fate la prova, e vedrete cose mai viste, sentirete armonie mai sentite, perché Dio si manifesta nella sua luce e soprattutto si manifesta nel suo amore, nella pace e nella serenità. Sono esperienze di vita spirituale che un’anima può fare solo nella solitudine. Se il Signore vi dà la solitudine, ricordatevi delle parole di P. Chimienti, siete prossimi ad incontrarvi con Dio. Dio la dà, perché l’anima sia sua.

Una risposta a “Pregate, pregate, pregate Mc 1, 29-39”

  1. Mi ritrovo in tutto quel che il Padre suggerisce e nel mio piccolo confermo che la preghiera migliore, il contatto migliore senza distrazione alcuna è nella solitudine, quando si è lontani dal quotidiano. Il rapporto è più intimo e la concentrazione è massima. Quando ci si apparta, qualunque sia il luogo, si vive un rapporto particolare in cui suoni, luce, e stranamente silenzi creano l’atmosfera giusta per il collegamento. La preghiera così è diretta, personale, sincera come quando ci si immerge ed abbandona in un forte abbraccio materno

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