Parla o Signore che il tuo servo ti ascolta – Mc 1, 21-28

Mc 1, 21-28 – Quando parleremo di Dio avremo nemici

Mc 1, 21-28 Gesù parla con autorità

da un’omelia di P. Francesco Chimienti O.M.

 

INSEGNARE

è UNO DEI COMPITI DELLA CATECHISTA

(Mc 1, 21-28)

 

 

  1. Gesù insegnava con autorità

Gesù entra in una città, Cafarnao e va nella sinagoga. Il giorno era sabato, noi oggi diremmo domenica, e che cosa fa? Si mette a insegnare.

Questo è ciò che mi colpisce continuamente. Insegnare significa spiegare una verità in modo tale che chi ascolta la capisca e la impari talmente bene che, uscendo dalla chiesa la ripeta così come l’ha udita, non solo, ma con la stessa convinzione con cui l’altro l’ha detta.

Dice il vangelo che coloro che ascoltavano dicevano: Ma chi è quest’uomo che insegna con tanta autorità?

Quello che io vi dico lo dovete fare, questo significa insegnare con autorità.

C’è una differenza tra l’insegnamento fatto a scuola e l’insegnamento fatto in chiesa, fatto da Gesù, dal sacerdote e dal catechista. A scuola la maestra deve spiegare la lezione in una maniera tale che l’alunno deve saper ripetere la lezione che lei ha detto, però rimane ogni cosa a livello intellettuale: ha capito e sa ripetere; invece l’insegnamento di Gesù non rimane a livello intellettuale. Capire e saper ripetere è troppo poco; bisogna trasformare in vita ciò che si è capito.

Dice giustamente san Paolo ai Tessalonicesi: Accogliete – ecco il compito vostro e mio quando mi metto in ascolto della Parola di Dio – la parola di Dio non come parola di uomo, perché l’uomo può anche sbagliare, ma qual è veramente quale parola di Dio. Dio non sbaglia mai, Dio tramite la sua parola vi dà la vita spirituale, vi fa rivivere, vi risuscita, vi dà la grazia, vi indica il cammino, è luce per la vita, vi fa fuggire il male, vi fa fare il bene.

 

  1. Chi insegna deve farlo con chiarezza

Stamattina sono rimasto confortato da questa meditazione, perché nella mia vita, da quando ero giovane ho avuto sempre la passione dell’ascolto della Parola di Dio. Andavo sempre da bambino ad ascoltare i predicatori quando predicavano e mi arrabbiavo immensamente quando ascoltavo e non capivo. Dicevo a mia madre:- Che cosa ha detto?

Poi, man mano che mi facevo grande capivo, ma vedevo che gli altri non avevano capito; dicevo:- Ma vale la pena predicare per non farsi capire?

Questa passione me la sono portata sempre con me, tanto che appena sacerdote, anche se non sapevo parlare volevo parlare in modo tale che gli uditori mi dovevano capire. E ho letto tanti libri per poter imparare la scienza del modo di esprimermi, per farmi capire, perché io dicevo: vale la pena parlare se non mi capiscono? Non so se ora sono riuscito, dopo tanti anni, a farmi capire, però quando vengo da voi faccio di tutto che la verità di fede che Dio ha detto a me diventi talmente mia da poterla sbriciolare in una maniera tale che deve diventare anche vostra.

Io, come predicatore, mangio il pane, diceva san Paolo, questo pane diventa poltiglia, tanto da essere digerita e diventare latte. Immaginava di essere una mamma che genera e dà il latte ai suoi figli.

Questo pane, questa carne, questo cibo duro macinato dai miei denti, io lo do trasformato in latte ai miei figli; però dopo diceva: basta con il latte dopo il primo, secondo, terzo anno, ora incominciate anche voi a mangiare un po’ di pane duro, perché il nutrimento latte è troppo poco per voi, dovete anche voi nutrirvi.

Dunque cosa faceva Gesù? Insegnava, sbriciolava la verità. Noi dobbiamo dire le cose in una maniera tale, da poter far capire agli altri.

 

  1. La Parola di Dio deve diventare prima nostra per poi darla agli altri con fede

Se noi ci siamo convinti che questa è veramente Parola di Dio, e ci siamo convinti delle ragioni umane e delle ragioni divine di questa verità, è facile andare ad annunziarla, dopo che è stata fatta nostra.

Io ho sempre detto alle catechiste che mi hanno ascoltato lungo il corso di questi anni: la parola che Dio dice a te, la devi riflettere, la devi meditare, e ciò che Dio ti ha fatto capire, dillo agli altri; ma ciò che non hai capito non andare a dirlo, perché se non l’hai capito come fai ad insegnarlo?

 

 

conclusione

L’ascolto deve essere fatto con fede, perché questa parola viene da Dio; ma anche l’annunzio deve essere fatto con fede. Questa è l’autorità.

Ciò che dico io, non lo dice P. Chimienti, ma lo dice Dio, quando spiego la Parola di Dio.

L’autorità viene dalla certezza che annunzio la verità, dalla certezza che non mi sbaglio perché Dio dice sempre la verità e mai si sbaglia. Questo vale anche per voi.

Prima di tutto voi e io dobbiamo ascoltare la Parola di Dio perché ci salva e poi annunziarla agli altri con fede, perché la Parola di Dio annunziata con fede produce l’effetto con la potenza dello Spirito Santo.

 

 

 

 

 

 

Una risposta a “Parla o Signore che il tuo servo ti ascolta – Mc 1, 21-28”

  1. La lettura di questo approfondimento, ci ricorda due grandi impegni come cristiani: ascoltare e trasmettere con enfasi e trasporto.
    Bene ritengo entrambe due azioni ardue e impegnative.
    Ascoltare: chi lo fa? nessuno perché si è presuntuosi ma innanzi alla parola di Dio l’ascolto è un grande insegnamento e non bisogna perdere sia l’ascolto della parola che quella del sacerdote che la trasmette.
    Tramettere agli altri: presuppone lo conoscenza, l’approfondimento, lo studio perché l’ascolto non deve essere travisato ma trasmesso. L’insegnamento è un impegno serio per comunicare il verbo e lo si deve fare con coscienza

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