Dolce Madre del Signore – Nm 6, 22 – Lc 2, 16-21

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Nm 6, 22-27 – La benedizione del Padre è la benedizione del Signore

da un ritiro di P. Francesco Chimienti O.M.

Martina Franca 17.01.1999

IL SIGNIFICATO DELLA BENEDIZIONE DI DIO

 

(Nm 6, 22-27)

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Mi ha colpito molto la prima lettura del primo gennaio, che riguarda la benedizione del Signore.

Leggiamo nel libro dei Numeri: “Il Signore si rivolse a Mosè dicendo: «Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro: Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. Così (i sacerdoti) porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò»” (Nm 6, 22-27).

La meditazione si compone di una introduzione e di tre punti:

  • la benedizione del Signore nella storia della salvezza.
  • il contenuto della benedizione del Signore.
  • il significato dell’imposizione delle mani quando si dà o si riceve la benedizione del Signore.  Queste parole vengono dette da Dio a Mosè dopo che il popolo stringe l’Alleanza con Dio e Dio con il popolo; dopo che è frantumato e ridotto in polvere il vitello d’oro, asperso l’altare, uccisi gli animali, e col sangue benedetto il popolo e l’altare. Così si faceva l’Alleanza.

 Introduzione: le condizioni per avere la benedizione del Signore

Per avere la benedizione del Signore sono necessarie tre condizioni:

  • La prima condizione è la fedeltà all’Alleanza con Dio

Nel patto dice il Signore: “Se osserverete i miei comandi e li metterete in pratica … camminerò in mezzo a voi, sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo” (Lv 26, 2. 12).

Per essere benedetti da Dio è necessaria quindi la nostra fedeltà all’Alleanza. Come conseguenza dell’osservanza dei dieci comandamenti, Dio dice: Io sono il tuo Dio e tu sei il mio popolo.

Ricordate la parabola del figliol prodigo? Il padre gli ha dato quello che gli toccava, quando se n’è voluto andare, ma non l’ha benedetto. Il figlio è stato benedetto quando è ritornato e ha detto: “Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato (e tanto meno di esserlo) tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni” (Lc 15, 18-19).Poiché il figlio ha chiesto perdono, il padre gli ha cancellato il peccato e lo ha benedetto, ha organizzato il pranzo, la festa, l’ha difeso contro il fratello maggiore.

Non tutti  ricordano che questo è avvenuto dopo la richiesta di perdono.

Solo allora il padre gli ha detto: Ti tratterò non come servo, ma un’altra volta come figlio.

Ecco perché dico sempre a chi si lamenta con Dio: Se tu non osservi i dieci comandamenti, che cosa pretendi dal Signore? Puoi chiedergli che ti tolga il peccato, ma non che ti benedica. Confessati, elimina il peccato dalla tua vita e dopo avrai la benedizione di Dio. Così è stato per il figliuol prodigo (Lc 15, 11-32).

Dio non maledice i peccatori né i malvagi, ma benedice i giusti. Poiché la giustizia consiste nell’osservanza dei dieci comandamenti, per essere benedetti da Dio è necessaria la nostra fedeltà all’Alleanza con Dio, cioè ai dieci comandamenti.

La rottura dell’Alleanza però avviene col peccato mortale, non col peccato veniale. Oggi i teologi non lo chiamano nemmeno peccato veniale, ma raffreddamento nell’amore, cioè quell’azione non è stata fatta in modo perfetto: è stata fatta a sessanta gradi; c’è dell’impurità ma non è la rottura.

  •  La seconda condizione è la presenza del sacerdote

Disse Dio a Mosè: “Parla ad Aronne (sommo sacerdote, quindi Papa e Vescovi) e ai suoi figli (sacerdoti e diaconi) e riferisci loro: Voi benedirete così gli Israeliti” (Nm 6, 23).

Il vero Israele adesso non è più il popolo dell’Alleanza, ma è il nuovo popolo di Dio.

Dio e il Cristo sono presenti nel mondo per la presenza del sacerdote. Questo l’ha stabilito Dio. La benedizione del Signore arriva a noi attraverso i sacerdoti e per mezzo dei sacerdoti.

  • La terza condizione è l’invocazione del Signore         

Ti benedica il Signore.        

Il Signore faccia brillare il suo volto su di te.         

Il Signore rivolga su di te il suo volto. Il sacerdote deve dare la benedizione nel nome del Signore, perché da Lui viene ogni nostro bene!

La benedizione è un bene di Dio. Con la benedizione si invoca Dio e deve essere data sempre nel nome del Signore. Anch’io vi do la benedizione, ma nel nome del Signore, perché la benedizione del Padre è la benedizione del Signore. Io vi do la benedizione di Dio e del suo servo san Francesco di Paola, ma non la mia. Voi la chiedete a me. Io sono il mezzo che porta l’acqua di ogni benedizione di Dio e di san Francesco a voi.

conclusione

La benedizione del Signore ha il significato di incominciare un’azione in nome di Dio, continuare l’azione nel nome di Dio, finirla nel nome del Signore e soprattutto con il suo aiuto e con la sua benevolenza.

Niente vi andrà male, e se qualcosa vi andrà male, il Signore stesso vi darà la possibilità di non averne nessun danno, anzi ogni beneficio.

Voi stesse mi avete detto: Si è forata la ruota della macchina, nevicava, ma subito si è fermato un signore che mi ha cambiato la ruota e sono tornata a casa senza difficoltà.

Quante volte siete tornate a casa tardi, d’inverno, e non vi è capitato mai niente! Un meccanico vi ha pure detto: Come hai fatto ad arrivare a casa con questa macchina?

Vi ha sostenuto, vi ha aiutato, vi ha mantenuto il Signore.

Ciò che il sacerdote chiede al Signore con la benedizione, l’interessato l’ottiene

Io chiedo per voi che il Signore vi guidi e vi accompagni, e veramente Lui vi guida e vi accompagna. Con la benedizione del Signore camminate in mani sicure.